DISTURBI SPECIFICI DEL LINGUAGGIO possono riscontrarsi a diversi livelli, ad esempio, a livello della comprensione  della produzione, in modo specifico (solo uno degli aspetti) o misto (entrambi gli aspetti).


Nella produzione linguistica le difficoltà possono riguardare i suoni (fonemi), le parole e il loro utilizzo (lessico e semantica), la costruzione di frasi (morfosintassi) e del racconto (narrazione). Anche in questo caso i disturbi possono investire un solo aspetto linguistico o presentarsi congiuntamente. 

 

Le DISPRASSIE sono difficoltà che investono principalmente i movimenti articolari del distretto oro-bucco-facciale. 

 

I DISTURBI SOCIO-COMUNICATIVI, invece, manifestano difficoltà nell'utilizzo funzionale del linguaggio, ovvero nell'adattare la comunicazione in relazione al contesto o alla persona in riferimento. 

 

Cosa sono i disturbi di linguaggio e della comunicazione? 

Sviluppo normale e variazioni dalla norma: nella maggioranza dei casi, i bambini dopo un periodo di gorgheggi e giochi con la voce, che vanno sotto il nome di "lallazione", cominciano a dire le prime parole a scopo di richiamo e comunicativo, verso i dodici mesi di età, epoca fatidica anche per la deambulazione autonoma.

Lo sviluppo linguistico passa attraverso una fase più o meno lunga di lingua "privata"e verso i due anni i bambini già possiedono un linguaggio espressivo piuttosto ricco, sia per  comprendere che per esprimersi. Vari bambini, tuttavia, mostrano di comprendere bene ma tardano nel'esprimere parola, e talvolta anche la pronuncia può mantenersi scorretta e/o infantile più o meno rispetto al fisiologico sviluppo. Le situazioni di bilinguismo, inoltre, cioè con genitori che parlano una differente lingua, sono spesso associate a uno sviluppo nel linguaggio un pò atipico, che però tende a normalizzarsi verso i tre anni e mezzo. In alcuni casi il linguaggio, specialmente quello espressivo, ritarda a manifestarsi. Si può trattare di un problema di linguaggio, che viene ammesso come tale fino all'età di tre anni, oppure di un più serio problema di linguaggio o di sviluppo, talvolta collegato a patologie più specifiche. 

Patologie con difficoltà di linguaggio: per prima cosa va escluso ovviamente la sordità: la sordità o ipocusia di vario grado, deve essere diagnosticata dallo specialista in audiologia, ramo dell'otorinolaringoiatra. Inoltre, se è presente ritardo dello sviluppo psicomotorio globale, il ritardo del linguaggio, potrà essere correlato con le condizioni generali del bambino; i bambini vissuti in ambienti privi di linguaggio e con interazioni ambientali inadeguate, ad esempio i bambini adottati provenienti da istituti di altri paesi in condizioni al limite, possono mostrare ritardo o difficoltà di linguaggio, associato di solito con altre difficoltà e incertezze di adattamento al contesto sociale. 

 

DISTURBI DI LINGUAGGIO rappresentano un insieme eterogeneo di quadri sindromici caratterizzati da un disordine in uno o più ambiti dello sviluppo linguistico. La definizione di specific Language Impairment (SLI) in inglese, DSL in italiano, viene utilizzata per quei disturbi di linguaggio ai quali non deve essere associato deficit cognitivo (QI non < 80), né altre patologie evolutive sindromiche. Inoltre tale definizione, per convenzione, implica che non siano presenti deficit sensoriali, motori, affettivi e importanti carenze socio-ambientali. La diagnosi viene così definita per esclusione rispetto alle suddette manifestazioni cliniche.

I bambini con disturbo specifico del linguaggio presentano difficoltà di vario grado nella comprensione, nella produzione, nell’uso del linguaggio, sia in una o in tutte le componenti formali linguistiche (fonetica, fonologia, semantica, morfologica) o negli aspetti funzionali (funzione pragmatica, dialogica, discorsivo, narrativa) un’evoluzione nel tempo che varia in rapporto alla gravità e alla persistenza del disturbo linguistico.

 

DISLALIE

Bambini che a sei anni ancora producono errori di articolazione possono essere identificati nell’ambito delle dislalie. Le più comuni forme di dislalia e le più semplici sono il rotacismo, o più comunemente “r moscia” ed i sigmatismo.

 

Le dislalie si suddividono in:

  • Dislalie funzionali, nelle quali l’errata pronuncia è causata da una cattiva impostazione ed inadeguato utilizzo di uno o più settori dell’Apparato fono-articolatorio;
  • Dislalie audiogene, dovute a malattie che alterano o impediscono una adeguata percezione dei suoni, come le ipoacusie o le otiti ricorrenti.
    Nella gran parte dei bambini dislalici, tuttavia, non si ritrovano alterazioni organiche alla base della mancata acquisizione di un suono, ma cause “funzionali”. Una ipertrofia delle adenoidi, inoltre, riniti ricorrenti e/o persistenti possono obbligare il bambino a respirare con la bocca aperta determinando dislalie a carico dei fonemi che vengono articolati non correttamente con deficit spesso a carico della lingua. L’uso prolungato di biberon o del ciuccio, in età successiva, le abitudini viziate quali il succhiarsi il pollice, mangiarsi le unghie ecc.. inducono la spinta della lingua tra gli incisivi durante la fonazione e possono provocare dislalie.
  • Dislalie organiche, (le più gravi) causate da malformazioni o lesioni a livello di uno o più settori del Sistema Articolatorio, ad esempio nei casi di Palatoschisi, insufficienza velare, malformazione alle arcate dentarie (prognatismo, progenismo), alterazione del morso dentale, palato ogivale, frenulo corto, macroglossia, ipertrofia adenoidea.

 

 

Possiamo identificare in questo ambito:

Disturbi di linguaggio specifico di tipo fonologico: caratterizzato da un’alterazione nella capacità di categorizzare percettivamente i fonemi secondo parametri significativi e di programmare la corretta sequenza dei suoni (foni), che costituiscono la stringa della parola (deficit di programmazione fonologica). In alcuni bambini si riscontra un disturbo fonologico che determina la produzione di un linguaggio poco o per nulla decifrabile, gergolalico e neologistico. Tali bambini vanno aiutati, attraverso un percorso riabilitativo specifico, a riconoscere e/o produrre gradualmente un linguaggio più vicino al modello adulto.

Disturbo di linguaggio specifico complesso: caratterizzato da difficoltà che coinvolgono non solo gli aspetti fonologici ma anche le competenze di comprensione e produzione delle parole (area semantico-lessicale) e delle frasi (area morfo-sintattica).

Disturbo di linguaggio non specifico: presente cioè all’interno di ritardi o disordini che coinvolgono il bambino in maniera globale; possono comprendere difficoltà in uno e più degli ambiti del linguaggio: aspetti pragmatici, fonologici, lessicali, morfo-sintattici e narrativi, in comprensione e/o produzione.